Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/100

CAPITOLO X.


Dove si vede la coda del diavolo.


Fra le tante singolarità, don Noè aveva quella di essere molto ghiotto di lumache.

La sua tavola lasciava spesso scorgere la povertà, ma i ravanelli e le lumache ci mancavano di rado.

Bruto spiegava questa predilezione per non so quale conformità organica, che suo zio avrebbe trovato molto impertinente.

Il fatto sta che don Noè amava quei crostacei e ne mangiava molti. Da parecchi anni ne faceva impunemente sua delizia. Ma sia che questa volta avesse passato la misura, sia che avesse commesso l’errore di aggiungervi una gran scodella di fagiuoli, sia per altra causa, don Noè si trovò sotto le strette della digestione.

Don Noè, non sentendosi bene, non era andato alla chiesa. Il parroco l’aveva fatto chiamare, avendo da comunicargli nientemeno che una lettera dell’arcivescovato. Sapendo che il sagrestano era ammalato e trovandosi col suo fratello, lo pregò di andarlo a visitare.