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coscienza del re e della regina.... sissignore! egli si è impaniato in quella moresca butterata...

— Che specie di femmina è dunque codesta piccola Passaro? domandò Don Diego, intrigato perchè colui parlasse di codesto, e così liberamente, con lui, cui punto non conosceva.

— Ma l’è di lei che io parlo. Figuratevi un botticello, cremisino, a grosse labbra di mora, senza vita e senza spirito, con un subbisso di ciccia che sbocca ed inonda dovunque, che s’ubbriaca con Monsignore, che mangia quanto lui, vale a dire come quattro uscieri; un compagnone d’indigestione in gonnella!

— E nient’altro che questo?

— Ma! vi debbe essere altresì qualche altra cosa.... ma poco.

— Ebbene, bisognerebbe presentare a monsignore un partner dei suoi piaceri di un altro stampo.

— Ah! se avessi una sgualdrinella parigina sotto la mano! Lo farei marciare il vecchio maiale, veh! Ma non parliamo più di ciò! Quanto a voi, ve lo ripeto, sono impotente. Pas d’argent, pas de saucisses! soggiunse egli ridendo.

— Lo so. Una chiave d’oro, è la sola chiave che apre tutte le porte qui.

— La sola, no. Una bella donna, un segreto di Stato, un servizio reso alla polizia, l’abilità a manipolare un miracolo... che so ancora? No, vi sono altre risorse nel nostro bel paese, grazie a Dio. Laonde non bisogna disperare. Cercate, sappiate cercare, e troverete.