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— Tu ci hai riconosciuti, tu hai visto come la nostra giustizia procede. Se tu fiati un motto, se tu dai un indizio, se tu fai un semplice segno per denunziarci, tu morrai della stessa morte.... avanti otto giorni!

Concettella sembrava più spezzata, più agghiadata che il cadavere.

— Pietà! susurrò essa volgendosi a Filippo. Filippo ghignò.

— Pietà! sospirò a voce più fioca volgendosi a Gabriele.

Gabriele aggrottò le ciglia.

— Non mi fate almeno soffrire, supplicò la sventurata.

Essi le legarono le mani alla schiena, poi l’attaccarono ad un mobile, lungi dal cadavere che giaceva steso lungo lungo sul suolo, coricato sulle spalle, di guisa che Concettella potesse contemplarne la faccia deformata.

— Sovvengati! disse Filippo.

— Sii maledetta! sclamo Gabriele.

Poi chiusero la porta della camera ed uscirono, chiudendosi dietro tutti gli altri uscì. Concettella dinoccolò sillabando ancora le parole:

— Misericordia di me!

A quell’ora stessa, il re pregava nel suo piccolo oratorio. Il conte d’Altamura aveva detto:

— Questa sera, alle nove precise, il diavolo chiama il suo vescovo appo di sè perchè canti compieta.

E il re recitò un requiem per l’anima del trapassato. Poi cavò di tasca venti soldi, e dandoli al conte disse con voce contrita: