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quale scandalo! Quanti reclami di pinzoccheri, di invidiosi, di malcontenti! Eppur bisogna condurla. Maritarla al suo cameriere e prenderla in partibus? lasciarla affatto valeva meglio. E’ tagliò le gomene. Abbandonò l’appartamento al vico Campanile, prese a fitto un alloggio a San Giuseppe dei Nudi, svestì Concettella della bernia disgraziata di monaca di casa e la presentò come sua sorella. Fra quindici giorni partirebbero per la Sicilia.

Tutto ciò, con l’aiuto di don Gabriele, fu sbrigato in due giorni. Il dì dopo e’ dovevano recarsi ad occupare la nuova dimora, più pulita, più appropriata alla sua dignità. A Roma, egli aveva terminato il suo lavoro per il canonico Pappasugna ed aveva saldato il suo debito.

Quel canonico parve morire di gioia leggendo le splendide prediche che Don Diego aveva composte per lui.

La sera giunse. Concettella folleggiava come un pesce rosso in una vasca d’acqua limpida. La sua veste di seta le dava la vertigine. Essere chiamata donna Concettella! passare per sorella di monsignore! avere le apparenze dell’onestà, la considerazione, il rispetto! rendere felice un uomo amato! essere felice senza sollevar gelosie!.... tutto ciò ed altri mille nonnulla la rendevano quasi folle. Ella abbracciò don Gabriele: avrebbe abbracciato il mendicante del cantone. Obbliava tutto, tutto, persino, cosa strana! la sentenza che l’areopago del bagno aveva pronunziata contro Don Diego! Il bagno era così lontano! Gabriele.... era stato ingiusto verso di lei. In fine si andava ben presto