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franto, l’altro, un giovane dagli occhiali turchini, gironzavano sulla piazza. Appena queste due persone scôrsero il conte, si avvicinarono noncurantemente al padiglione ove tenevasi il portinaio. Il conte uscì nel tempo stesso che la carrozza di Don Diego. E’ fece un segno. Il vecchio ed il giovane sorrisero.

Don Diego si recò dal ministro, il quale credendolo in gran favore presso del re e fortemente appoggiato, si mostrò verso di lui molto carezzevole e quasi ossequioso. La circostanza della messa rappresentata davanti a S. M. confermò il ministro nella sua credenza. Di guisa che, uscendo, S. E. l’accompagnò fino all’anticamera, cosa inaudita!

Per un caso bizzarro, monsignor Laudisio aspettava nel salone l’udienza del ministro. Gli sguardi dei due vescovi s’incrociarono.

Monsignor Laudisio, che conosceva di già la nomina di Don Diego e la designazione spontanea del re, impallidì. Si fece violenza nonpertanto, sorrise, ed andò incontro al suo antico prete scomunicato ed interdetto. Don Diego gli tagliò il passo; lo salutò del cappello e passò oltre dicendo con un sorriso di scherno:

— Grazie, monsignore!

Don Diego non si faceva la minima illusione su i sentimenti ostili del re e sul cangiamento che subirebbero presto quelli del ministro. Ma egli non se ne preoccupava più. Ciò che aveva visto a Roma, ciò che aveva saputo sulla situazione del regno e dell’Italia, ciò che aveva appreso sullo