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— Vengo a pregare V. E. Rev. dalla parte di S. E. il ministro del culto di presentarsi domani al Palazzo Reale, il re desiderando intrattenersi con lei. S. M. fissa la vostra udienza alle nove del mattino. Uscendo dal colloquio del re, se V. E. Rev. volesse venir pure a parlare col ministro, questi ne sarebbe lietissimo.

Don Diego era divenuto il vescovo.

Il vescovo ecclissò ed annullò con un colpo magico il fratello.

E’ si riassise lentamente e rispose:

— Andrò.

Fece poscia un saluto freddissimo all’impiegato e lo congedò con un gesto. Don Domenico non rispose che fra sè stesso e col pensiero:

— Ecco un mariuolo finito che ci ha tutti burlati e battuti! Ci ritroveremo più tardi, non dubiti, e gli faremo espettorare il capitale con gl’interessi composti.

Concettella completò la guarigione.

Il dì seguente, alle otto del mattino, una vettura si fermò alla porta di Don Diego. Alle nove meno un quarto, egli era a Palazzo per la sua udienza.

Alle nove il re lo riceveva.

Una circostanza colpì da prima Don Diego. Re Ferdinando che discendeva di carrozza per baciar la mano al più umile prete e frate cui incontrava per istrada in campagna, non baciò l’anello episcopale del nuovo unto.

— Come? sclamò subito il re con agro umore, è stato mestieri farvi ricordare il vostro dovere