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— Davvero, vi dico che è impossibile.

— Arrivo da Roma, insistè don Gabriele. Ho notizie del marchese di Tregle e del colonnello Colini a dare a madama..

— Il momento non è opportuno, rispose la cameriera. Milady ha ricevuto in questo momento una lettera che l’ha gettata nella costernazione. Ella è tutta in lagrime. Non vi riceverà per fermo.

— Ditele ad ogni modo che io ho a parlarle di cose gravi, gravissime, arcigravissime, e che io giungo da Roma.

Cinque minuti dopo, don Gabriele fu introdotto presso la dama inglese. Infatti, ella era coperta di lagrime ed in uno stato di spasmodica agitazione. Una lettera stava aperta innanzi a lei: la lettera di Bambina.

— Che avete a dirmi? venite ad annunziarmi un nuovo disastro?

— Il padre Piombini è morto.

Lady Keith svenne. Don Gabriele chiamò la cameriera. Coricarono la dama sul canapè e la richiamarono a vita con dei sali. Aprendo gli occhi ella vide don Gabriele. Con una scossa interna di volontà ella si rizzò sul divano e gridò:

— E’ si è dunque ucciso, anch’egli?

Don Gabriele raccontò allora la storia della lettera, si accusò del ritardo del ricapito, e narrò ciò che aveva fatto e visto il mattino. Lady Keith gli strappò il foglio dalle mani e lesse a voce bassa, ed in francese. I suoi denti battevano, tremava ed ondulava come un giovane pioppo.