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XXV.

L’appuntamento della mezzanotte.


Il P. Piombini sentiva qualche cosa di fatale pesare sul suo capo.

L’atteggiamento dei suoi superiori e dei suoi confratelli non era punto cangiato in apparenza. Non gli avevano fatto alcun rimprovero. Gli profferivano gli stessi riguardi. Gli si lasciava la stessa libertà. Esercitava le medesime funzioni. Solamente il rettore lo aveva avvertito che la sua condotta era stata segnalata a Roma ed aveva provocato dei reclami. Bisognava quindi circondarsi delle più grandi precauzioni, ritenersi un cotal poco.

Il P. Piombini aveva accolto l’avvertimento con umiltà; aveva risposto che la sua coscienza non provava alcun rimorso, ed aveva formulato la dimanda di uscire dall’ordine, poichè aveva perduto la confidenza e la stima dei suoi superiori.

La calma si ristabilì; ma l’emanazione magnetica delle anime che lo circondavano agiva su di lui e lo penetrava. Un nugoleto nero si abbassava poco a poco, si addensava, si restringeva e lo rinchiu-