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— Sire, un giorno o l’altro bisognerà bene passar sotto quelle forche, al passo con cui camminano le cose di Europa. Perciò io reputo più saggio prevenire che esservi forzato.

— Giammai! gridò il re. Voi vi obbliate, signore. Uscite.

Il re fece un gesto imperioso ed il ministro uscì. Ferdinando andò ad inginocchiarsi ad un angolo e pregò.

Il marchese sentì la disgrazia pesar sul suo capo, e si rassegnò. Egli non voleva passare per traditore; si era deciso quindi ad essere imprudente.

Quell’attitudine del marchese di Sora precipitò gli avvenimenti.

Io non voglio narrare la storia di quella melensa rivoluzione e biascicare altra politica. Proseguo dunque lo sviluppo del dramma che vi si trova intralciato.

Dopo le indicazioni somministrate da don Domenico Taffa a monsignor Cocle e da costui al conte di Altamura, e’ fu facile scovrire la parte che il P. Piombini aveva avuto nell’affare di Bambina, dell’episcopato di suo fratello, e della sorpresa del complotto rivoluzionario per parte del re. Il tradimento del gesuita divenne evidente: tradimento contro il governo del re, a cui egli aveva celato il segreto; tradimento contro il capo del suo ordine, — se tuttavia quel capo non era un traditore egli stesso, — a cui il segreto era stato egualmente involato; tradimento contro la regola dell’istituzione, oltraggiata dall’amore di quel confessore per la