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Fuina conosceva la terra. Ma l’avesse pure ignorata, il caso lo avrebbe servito con compiacenza: incontrò il comandante del forte con cui avevano a fare. Il maggiore Scalese conosceva Fuina. E’ l’abbordò.

— Noi veniamo da voi, maggiore, disse Fuina.

Il maggiore squadrò il travestimento all’inglese del conte di Altamura e dimandò:

— Partita di piacere, eh?

— Forse, sclamò Fuina. Andiamo nel vostro alloggio.

— Ripartite voi stasera? Non ve lo consiglio. Il mare è minaccioso.

— Restiamo.

— Allora voi resterete con me. Milord accetta?

— Senza complimenti, rispose il conte con un accento britannico vigoroso.

Il maggiore comperò qualche provvigioni, poi salirono alla fortezza.

— I vostri canarini van bene? domandò Fuina, indicando con quella parola i galeotti.

— Si bezzicano di tanto in tanto. Milord sarebbe per caso uno scienziato che coltiva questa parte dell’istoria naturale?

— Un poco, rispose d’Altamura.

— Milord, non sarebbe per avventura un emissario di lord Palmerston che viene qui per fare un rapporto in segreto?

— E se ciò fosse? mi mettereste alla porta? domandò il conte.

— Per chi mi prendete voi dunque, milord? Venendo col mio amico, il commissario Fuina, voi