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Sotto questa direzione, la polizia segreta del re funzionò, come funzionano tutte le polizie, — non sapendo nulla, cioè mostrando al padrone di tutto sapere, salvandolo due o tre volte per settimana, usando civilmente della sua lista civile, perseguitando la gente dabbene, facendosi dar la berta dai bricconi, non distogliendo alcun complotto, organizzandone uno di tempo in tempo onde regalarsi la soddisfazione di sorprenderlo. Fouché diceva: quando vi sono tre persone che conoscono una cosa, il segreto è impossibile. Ora il segreto della polizia particolare del re era conosciuto da parecchi: il Marchese di Sora non poteva ignorarlo. E’ piaggiò nonpertanto il re, mostrandosi di una grande discrezione in proposito, facendogli comprendere nello stesso tempo ch’egli si sapeva sorvegliato.

Il dì seguente, il conte di Altamura fu rudemente maltrattato ed umiliato, quando il re gli apprese il complotto scoverto da lui la notte precedente, al di fuori delle sue due polizie, ed alla loro barba.

Il conte esaltò la perspicacia ed il coraggio di S. M. e disse: che come gli era vietato di avere gli occhi e le mani nelle dimore di certi stranieri, egli non poteva evidentemente indovinare ciò che vi si ordiva, e che perciò egli non era colpevole di aver ignorato ciò che accadeva in casa lady Keith. Il re lo malmenò forte, malgrado ciò, lo minacciò, gli rimproverò il danaro ch’egli sciupava per nulla e conchiuse:

— Ora, bisogna avvisare.