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— Sarà difficile, rispose Bambina: l’emozione mi coglie.

Il re rientrò e restò in piedi vicino ad un tavolo rotondo in mezzo al salotto.

— Principe, diss’egli, indirizzandosi al signor di Schwartzemberg, è costei la donna che desidera parlarmi?

— Sì, sire, rispose l’ambasciadore inchinandosi.

— Che parli allora, sclamò il re.

Bambina restò all’altra estremità del salone, non osando levare lo sguardo. Provò di parlare, ma non una parola si presentò alle sue labbra. Le tenebre invadevano il suo spirito. Il re aspettava. Bambina cadde a ginocchio.

— Parla dunque, disse il re della sua voce rauca esile e nasale.

— Sire, balbettò Bambina, io.... io....

— Rimettetevi, susurrò il principe a bassa voce. Non temete di nulla.

Bambina fece un immenso sforzo sopra sè stessa e tutta tremante soggiunse:

— Sire, mio fratello, Don Diego Spani, un degno prete, è stato incarcerato come cospiratore. Ciò è falso. Non è desso che cospira.

— E chi dunque? dimandò il re, ricordandosi la storia di questo uomo, cui il ministro della polizia gli aveva dettagliata qualche giorno innanzi.

— Io non so, sire, continuò Bambina, rianimandosi a misura che parlava e che l’immagine di suo fratello dominava la sua mente. Io non conosco nè i nomi nè le persone dei cospiratori.