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la sua mano dal braccio dell’ambasciatore, facendo sembiante di cogliere il grande fiore di una coccinea color cupo.

— Qual è il nome di questo bel fiore signor principe? domandò ella.

— Io ne ignoro il nome italiano, rispose l’ambasciatore; ma se la memoria non mi tradisce esso si addimanda qualche cosa come lychnis Haageana hybrida.

— Chi sospetterebbe giammai, ascoltando i nomi stravaganti che danno la tortura alla lingua ed alla memoria e cui la scienza infligge al fiore ed all’uccello, chi sospetterebbe mai, riprese Bambina, ch’e’ si tratti dei più meravigliosi splendori della creazione? I nomi con cui la società gualcisce talvolta le persone e le azioni hanno sovente questa medesima bizzarria.

Il principe, la di cui anima mormorava, lui inconsciente, i nomi misteriosi di spia, di denunziatrice, di segugio da bargello, comprese la lezione e si tacque. Ma egli non osò offrire di nuovo il braccio alla giovinetta. Il re, che giunse allora, fumando il suo sigaro, li sorprese zozzando fianco a fianco. Ei fece un segno al principe di seguirlo ed entrò nel palazzino in mezzo al parco.

Ferdinando era solo. Il custode dell’Eremitaggio aprì immediatamente il piccolo salotto ai visitatori. Il re indicò al principe di chiudere la porta e disparve.

— Egli va a pregare in qualche angolo, disse il principe a Bambina. Sovvengavi della piccola lezione che vi ho fatta sui modi della corte.