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Il commissario fece un segno.
I birri andarono a gittare quel carcame nella sua pozza.
La sera, il ministro ricevè i rapporti del commissario e del medico.
— Ancora una prova, ordinò il marchese di Sora.
Il terzo sperimento fa fatto. S’infiltrarono delle cannucce acuminate tra la cornea e la carne nelle unghie delle dita di Don Diego.
Gli spasimi furono atroci.
Il silenzio di quell’infelice fu eroico. Confessando, lo avrebbero tutto al più condannato al bagno. Infrattanto, i suoi amici e complici dicevano:
— Don Diego Spani, parla; e’ ci tradisce. S’incarcerano i nostri amici in seguito alle indicazioni ed alla confessione di quel prete infame! I preti sono sempre e dovunque gli stessi.
Il marchese di Sora dette l’ordine che il prevenuto fosse trasferito all’ospedale della prigione e vi fosse curato. Poi apparecchiò una memoria pel re, annettendovi i rapporti del commissario e del medico come documenti in appoggio.
Il re fu colpito dalla narrazione del ministro. Ei sembrò spaventato che dopo tanti anni di regime di clero e di polizia onnipotenti, spuntassero ancora nel suo regno dei caratteri così temperati.
Madama di Motteville diceva, che, ai tempi suoi, i mercanti stessi erano infetti dell’amore del ben pubblico.
— Ove andiamo noi, gridò re Ferdinando, se anche il prete, e dei tuoi preti, si mette della partita!