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salvarlo, due volte ogni ventiquattr’ore, e si faceva pagare il salvamento.

Ferdinando II era prodigiosamente avaro.

L’indomani, il principe di Schwartzemberg aspettava Bambina con ansietà; e, per esser veri, e’ bisogna aggiungere ch’era la donna anzi che la salvatrice, cui egli sospirava rivedere. Bambina giunse alle dieci. La s’introdusse immediatamente. Il principe gridò, scorgendola:

— Il re vi riceverà a mezzodì, a Capodimonte, signorina. Noi abbiamo quindi un’ora da attendere. Cosa posso io per farvela passare aggradevolmente?

— Se io fossi divota, signor ambasciatore, vi supplicherei di lasciarmi sola in un cantuccio del vostro palazzo per pregare.

— E non essendo divota?

Bambina sorrise dell’interruzione, e ripigliò:

— Ahimè! non essendo divota, oso dimandarvi in grazia di apprendermi come si parla ai re.

— Ai re, è una cosa; a Ferdinando II, è un’altra. Vi dirò dunque in vettura come avrete a comportarvi con quella maestà.

Un’ora dopo, un coupé colle bendinelle abbassate, senza stemmi, col cocchiere senza la livrea del principe, volava lungo la strada di Toledo verso Capodimonte.

A quell’ora stessa, il padre Piombini si recava da lady Keith, per accattare uno sguardo di Bambina e respirare l’aria imbalsamata dal fiato di lei; e Don Diego, il disgraziato Don Diego, passava per le prove più spaventevoli della sua vita.