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corpo, l’anima, a tutti i rovi della situazione. Ciò che vi propongo è la belletta di tutti i miei ragionamenti svaniti. La logica della disperazione ha parlato. Voi mi volete? prendetemi....

— Che?

— Ma io vi voglio; io vi tengo. La posta al giuoco sono la libertà e l’esaltazione di mio fratello. Ei mi diceva un giorno, in un accesso di disperazione, quando un uomo domandava la mia mano per vendermi, che in questo paese infame tutto si traffica e che si traffica di tutto; ma che i valori i più apprezzati erano la coscienza, l’onore, l’oro.

— Vostro fratello aveva ragione.

— La mia coscienza non ha corso in questo affare. La vostra ha un prezzo inestimabile. Non voglio dell’oro vostro per comperare quei miserabili. Ciò che vi domando, ciò che vi abbandono, non si tariffano a ducati. Se io toccassi un valore materiale qualunque, mi disprezzerei, mi ucciderei.... giammai voi non tocchereste la punta di un mio dito. L’onore vuole l’anima: esse si valgono. Io vi dimando la vostra anima.

— Ma che posso io fare insomma?

— Avete voi un secreto di Stato a rivelarmi? — uno di quei secreti, il cui silenzio o la cui rivelazione possono valere a mio fratello la libertà da prima, poi la promessa d’un vescovato?

— Ma voi dimandate più che la mia anima, figliuola mia, voi dimandate la mia vita.

— E voi dunque? Come? voi avete potuto pensare un solo istante che dandomi a voi come il