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Egli mangiava enormemente, grossolanamente, ma beveva con sobrietà. Non si obbliava che a disegno. Monsignor Laudisio camminava sollecito, dritto, capo alto, seminando le sue benedizioni a manate, a chi ne voleva e sopratutto a chi non ne voleva. Il suo aspetto magro e pallido era dotato di una grande mobilità, — ciò che aumentava la sua grande forza di mimo, la quale lo aveva fatto riescire nella sua parte di missionario. Egli spremeva delle gocciole dalla sua glandola lagrimale a volontà, anche dicendo: Il diavolo ti pigli, figliuolo benedetto! Non uno dei suoi capelli grigi era caduto. Aveva non di meno cinquantasei anni e quattro o cinque divote morte.... sul campo del confessionale. La sua giovialità lo lasciava di rado. Non provava alcun rimorso, e non aveva a sperar altro che di succedere al santo ubbriacone Gregorio XVI. Vi pensava? Chi lo sa? Monsignor Laudisio opinava che col danaro si può tutto osare; che con una croce episcopale sul petto, e l’assenza di coscienza nel petto si può tutto sperare, — dal triregno e l’aureola di santo ad un posto nell’alcova della regina. L’espressione della sua fisonomia rassomigliava alquanto a quella del becco, ma addolcita, starei per dire femminizzata dalla pallidezza del suo colorito, dal sorriso schernitore che la rischiarava costantemente. La sua bocca poteva mordere e baciare, bevere e piaggiare.

Monsignor Laudisio gettava il terrore fra i liberali della provincia; ma egli rendeva volontieri servigio agli amici del re e della fede — mediante