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io ne conosco i principii, i quali non cangiano con la moda. Voi conoscete forse gli uomini; io conosco l’uomo. Io non vi domando dunque d’insegnarmi come si tratta con gli uomini e quali uomini si debbono bazzicare o evitare. Io amo l’arditezza nei giovani; ma diffido dell’oltracotanza, che è sempre soppannata di debolezza e d’ignoranza. Voi mi dite addio. Io vi rispondo a rivederci, — a rivederci al giorno della prova. I piccoli sono severi. Credetemi, bisogna esser grande per esser indulgente, veder lontano ed aggiornare il giudizio.

Don Diego salutò pulitamente il barone ed uscì, lasciandolo immerso in una stupefazione profonda. Era il primo uomo che egli incontrava nel suo partito, dopo il colonnello Colini che ne era il capo.

Don Diego si rese in seguito presso l’impiegato del ministero.

Don Domenico Taffa aveva terminato il suo desinare e digeriva dolcemente, fumando un eccellente zigaro e leggendo tale o tal altro giornale francese, cui la censura del ministero sopprimeva agli abbonati per distribuirli a certi impiegati privilegiati. Don Domenico, anch’egli, aspettava il prete da lungo tempo, e non senza impazienza. E’ lo ricevè dunque con una soddisfazione marcata, gli offerse sigari, caffè, liquori, cui Don Diego ricusò, ringraziando.

— Io vi doveva una risposta, disse Don Diego sedendosi: ve la porto.

— Mi portate voi la mia felicità? domandò Don Domenico.

— Forse. Perocchè il peso d’una bella donna gli è