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lui da otto giorni. L’equilibrio morale, un momento spostato in seguito di tante minacce, di tanti sospetti, di contrarietà, di malori, si era ristabilito. Il suo spirito, rasserenato, si rilevava. Le funzioni fisiche del suo organismo, depresse sotto l’invasione morale, si esercitavano secondo il destino della natura; ciò che raddoppiava l’elatere degli organi del pensiero. Egli era oramai uomo nella pienezza della vita, e perdeva, per conseguenza, tutto ciò che l’ascete ha di acido, di malsano, di velenoso, di fantastico, di antisociale. La scienza acquistata nelle lunghe letture e nelle forti meditazioni si allargava, si coordinava, assumeva un compito umano e salutare.

Immerso nella composizione dei suoi sermoni della Quaresima per il canonico Pappasugna, e’ poteva a suo comodo considerare la religione dal punto di vista sociale e farne istrumento di civiltà, di progresso, di libertà, lasciando nei labirinti del medio evo la discussione dei dogmi e presentando la religione come consostanziale della morale e della compage sociale, economica e politica dell’umanità. Ond’è ch’egli si levava ad altezze vertiginose nelle sue considerazioni sulla missione del cristianesimo, ed edificava al cattolicismo un altare, — pagano forse o piuttosto filosofico, — ma conforme alla scienza ed all’unisono con lo stato della civiltà moderna, — frutto dell’analisi.

Al coverto dal bisogno, un po’ rassicurato sull’avvenire, sbarazzato dalla ritenutezza materiale cui la purità di sua sorella gl’imponeva, il cuore pago, i sensi soddisfatti, quest’uomo, sì fortemente