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— Datemi quel denaro, padre mio; per pietà! datemi quel denaro.

Il prete, che aveva ceduto al primo impulso di compassione dandogli un grano, non comprese ciò che vi era di disperazione nella voce di quell’uomo, ciò che vi era di misterioso e di terribile in quelle parole sì semplici in apparenza. Credette che il mendicante fosse ubbriaco e lo respinse duramente. Gabriele lo trattenne e reiterò imperiosamente la dimanda. Il prete cominciò a sospettare allora avere a competere con un ladro e gridò. Gabriele si credè perduto.

— Tu mi darai quel danaro, prete maledetto, disse egli. Mi occorre, lo voglio.

Il prete che lottava per tirarsi da quegli artigli, gridò più forte.

Allora, lo spirito di Gabriele si turbò interamente. Con una mano prese il prete alla gola, per sopprimere i suoi guaìti, coll’altra frugò nella tasca per pigliarvi i danari. Il prete cavò il coltello e lo ferì alla coscia. Il dolore della ferita mise il colmo alla follia di Gabriele. E’ tolse al prete il coltello e lo colpì al petto. Quindi, coverto com’era di sangue, s’impossessò di un pugno di moneta e fuggì.

L’orologio suonava le undici.

Il possesso della somma che gli bisognava, gli fece obliare per un istante tutto ciò che era avvenuto. Non aveva più nè coscienza nè memoria del suo delitto; non si accorgeva neppure che era inseguito. L’impiegato del posto della lotteria, che vide venire quell’uomo orribilmente pallido ed insanguinato, restò sbalordito. E Gabriele presentava