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se avesse tollerato un’osservazione, se avesse risposto altrimenti ad un lamento di lui che con un calcio od una ceffata, se lo avesse toccato altrimenti che col bastone, se ne avesse avuto pietà, se lo avesse compreso in fine e l’avesse rispettato nei suoi sentimenti, nel suo onore e nella sua dignità. Il lazzarone era pel borghese un ignobile bruto, impastato di vizi e di laidezze, — res nullius! — e lo è ancora.

Il governo trafficava del borghese, questi del lazzarone. Homo homini lupus! Il borghese però lo respingeva: il re se ne impadronì.

Ma ritorniamo a Gabriele.

Egli fece medicare il suo braccio ed andò a visitare Concettella. Non le disse sillaba di ciò che aveva allora fatto per lei. Ma nella sera, ella ne fu istruita.

Io delineo la situazione di questa giovinetta con una parola: ella sarebbe divenuta con gioia la ganza di Gabriele, se Gabriele glielo avesse domandato: ma ella voleva essere la moglie di Filippo.

Ella amava Gabriele, valutava Filippo.

Ella sentiva troppo per non indovinare qual godimento doveva esservi nell’amore di quel bel giovanotto. Ma ella calcolava altresì che varietà, che durata di piacere doveva esservi nel divenire la moglie di un giovane ricco, cui si accordava dello ingegno, cui si stimava, ed in cui vi era la stoffa di un capo-popolo. Ella non sarebbe stata più chiamata la sì Concettella, ma la majesta, proprio come re Nasone chiamava la formidabile regina Carolina.