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sassino. Io non vorrei pertanto assassinarlo! Gli dò la scelta: le pietre, ovvero il coltello.

— Io accetto le une e l’altro, rispose Filippo all’amico di Gabriele. Quando? dove ci batteremo noi?

— Domani, alle otto, dal lato di Porta Nolana.

— Sta bene. Quante pietre?

— Dodici, se tu vuoi. E poi il mollettone (coltello a molle ferma).

— Accetto. Io porterò i coltelli, voi le pietre. A domani.

— Grazie.

Vi era a quell’epoca un prete famoso chiamato don Placido Baker. Costui trafficava in grande l’articolo miracolo. Egli passava le sue notti a tu per tu con la Vergine o con qualche altro santo del Paradiso in viaggio pel nostro pianeta. Quei celesti touristes s’intrattenevano col prete di ogni sorta di bisogna, delle molestie di casa del detto D. Placido o delle virtù domestiche delle regina Teresa. Poscia, accomiatandosi, gli davano il permesso di rivelare i secreti della conversazione, — di dir perfino che quel giorno il signor S. Pietro aveva la barba mal pettinata, e messer S. Luigi, il gesuita che non aveva mai guardato in viso sua madre, la marchesa di S. Gonzaga, aveva fatto l’occhiolino a Santa Filomena.

D. Placido rappresentava la sua messa e raccontava queste cianche intime al popolo nella sua chiesa del Gesù Vecchio, due ore prima dell’alba. La chiesa, rischiarata solamente da sei piccole