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del lazzarone ed il lazzarone non vi è equilibrio di salario, e per conseguenza il secondo è disgustato del primo. Ciò è molto, ma ciò non è ancora tutto.

Per compiere un lavoro qualunque, occorre che la natura e la società si diano la mano. La natura aveva tutto fatto pel lazzarone. Il lazzarone era forte, intelligente, sobrio, paziente, sopportava tutto, era abile, proprio a tutto, capace di tutto, anche di essere onesto! Col lazzarone non si aveva neppur bisogno di parlare: un segno, un muover d’occhio, ed egli aveva capito. La natura era stata larga per quest’organizzazione primitiva. Ma la società? Madrigna!

Non scuole, non conservatorii, non istruzione, non associazioni, non opifizi, non maestri, non assistenza, non asili d’infanzia, nè casse di risparmio, non istrumento di lavoro, non istruzione professionale.... nulla, nulla per rilevare l’uomo sopra il livello del produttore della forza bruta, la macchina. La società incivilita gli aveva venduto una gerla, ed ecco tutto.

Ora, questa gerla — la sporta — era tutto un mondo pel lazzarone.

Aveva bisogno di portare un fardello? la gerla gli serviva di carrettello. Pioveva? la gerla gli serviva di paracqua. Aveva sonno? la gerla gli teneva luogo di origliere. Voleva sedere come un sibarita? e’ si faceva una poltrona della gerla. Vi si coricava dentro, vi dormiva sopra, vi si nascondeva dietro per procurarsi dell’ombra.... L’uomo e la gerla si completavano, s’identificavano talvolta; erano inseparabili.