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si decisero dunque ad adottare un figliuolo della Madonna.

Fortunella avrebbe voluto una ragazza, Giovanni volle un garzoncello. Ne scelsero uno dell’età di cinque anni chiamato Gabriele.

L’operaio era stato soldato della Repubblica Partenopea. Era stato di coloro che arrestarono la marcia di Championnet su Napoli, che non ha nè forti nè mura per resistere allo straniero, ma parecchie castella per schiacciare le sommosse del popolo. Nel 1820 Giovanni si aggregò naturalmente fra coloro che forzarono re Nasone ad accettare la costituzione.

Al ritorno di quel re, in mezzo all’esercito austriaco, Giovanni fu cacciato in galera e non si udì più parlare di lui.

Restata sola con Gabriele, un monello di circa otto anni, senza risorse, senza risparmi, senza attitudine speciale e senza lavoro, — perchè, onde non incorrere i fulmini della polizia, alcuno non osava dar lavoro alla vedova del condannato giacobino, — Fortunella mendicò. Gabriele si mise a vagabondare sotto pretesto di fare delle commissioni.

A Napoli non si vive positivamente di aria e di maccheroni conditi dall’incomparabile spettacolo del Vesuvio e delle sue eruzioni. I romanzieri, gli autori di opere buffe, certi viaggiatori di appendici han detto ciò; il mio amico Jules Janin ha persino traversato a nuoto la Riviera di Chiaja; ma ciò non è poi così incontestabile come il quadrato dell’ipotenusa. Tuttavia la vita non vi è