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rente dei sensi e schiacciata la visione, che gli pingeva il fiore siderale dell’amore. Ora, ecco che la tentazione si getta su lui, — su lui disarmato, indebolito, disingannato, rimasto solo, in prospetto di un orizzonte più glorioso, assetato di tenerezza, esaltato dalle provocazioni della vita in una grande capitale; si getta sopra lui, il di cui cuore era tutto amore e la fibra affatto sensuale. L’incognito lo attirava. La passione lo fascinava. Quell’abbisso magico, detto amore, l’assorbiva.

Egli assisteva alla danza dei delirii che spruzzavano sul suo cuore come gl’insetti dai mille colori si slanciano dalle lagune. La verginità è come il ghiaccio dei mari polari, che scricchiola sotto un buffo caldo, e che, frangendosi, rivela i profondi di un mare di smeraldo popolato di maraviglie. Egli non aveva la verginità psicologica, che è pura e sterile, ma quella del corpo, che è offuscata da tutti i desiderii fantastici, eterei, mostruosi, impossibili come l’assurdo, malaticci come l’estasi, stupefacenti come l’ubbriachezza dell’oppio, cui l’asceta costruisce nelle sue notti d’insonnia. Trent’anni di purità forzata si rivoltarono e si scatenavano sopra di lui.

Questo spirito ardito che aveva scandagliate tutte le audacie dell’anima con Fichte, Hegel, Kant, Schelling, che aveva traversato tutti gli empirei della poesia con Schiller, Byron, Victor Hugo, Shakespeare, ignorava la sorgente di tutte le realità della vita: l’amore! si spaventava innanzi la donna, — sacerdotessa del gran mistero di Osiride. Pertanto, si vedeva sul punto di essere traripato. Le