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la bellezza delle altre. Quelle al contrario che furono belle e cui il tempo solo svaligiò, vi si riguardano come in uno specchio, e si sovvengono con rammarico senza dubbio, ma senza rancore, dei gaudi della loro giovinezza e delle feste inebriate dell’amore. La vista di Bambina, quel viso infantile, quell’occhio profondo velato di tristezza, quelle labbra che imboccavano la rugiada dell’amore, quella tinta lattiginosa, somigliante ad una vernice formata dal trasudamento dell’anima, ricordavano a lady Elisabetta la via lattea della sua giovinezza. Ella si sentì madre.

Senza dubbio, dimandandole la sua protezione per Bambina, il marchese di Tregle le aveva toccato qualche parola dell’istoria della giovinetta. La pietà rinforzava dunque l’attrazione. Lady Keith ebbe la delicatezza di non fare alcuna allusione a questa storia; Bambina, la discrezione di non spiegarsi. Ella passava tutto il giorno con la dama irlandese, asciolveva e desinava con lei, quando lady Elisabetta era sola. Ma la sera Bambina restava nella sua camera: la sua posizione l’esigeva.

Una mezza dozzina di amici venivano ogni sera a pigliare il the con lady Keith ed a giuocare al wisth. Gl’immancabili erano, il colonnello Colini, il marchese di Tregle ed il barone di Sanza. Si parlava liberamente, — intendo dire, senza paura di esser spiati. Del resto, le porte del boudoir erano chiuse e si parlava inglese o francese. Innanzi ai domestici si chiacchierava di teatri. Lady Keith riceveva i giornali inglesi, e la polizia napoletana sof-