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di cui tre alla ghigliottina; quelli degli Oppressi ma non vinti, tre a morte, una trentina all’ergastolo e parecchi alla prigione ed all’ammenda.

«Nel 1828, gli Eremiti fedeli, due fucilati, una trentina ai lavori forzati ed alla relegazione. I Filadelfi, che fecero la rivoluzione del Cilento, ottocento arrestati di cui, dopo diversi giudizii, cinquantatrè fucilati o impiccati, circa duecento al bagno, gli altri condannati a pene inferiori. Poi, tre villaggi rasi, un gran numero di insorti uccisi sul luogo, all’istante, onde non ingombrare le Corti marziali.

«Nel 1830, la cospirazione dei fratelli Peluso riesce a tre condanne capitali, tre all’ergastolo a vita, ed un gran numero ai lavori forzati. Nel 1833, si scopre un’altra cospirazione, che dà un condannato a morte, un relegato all’isola di Ponza, nove esiliati. Nell’istesso anno, la cospirazione militare di Rossarol: questi e Romano cercano di uccidersi fra loro: Romano resta morto, Rossarol ferito gravemente: tre altri condannati a morte e commutati di pena. Sommossa a Cosenza nel 1837. Di centosettantacinque accusati, sei furono condannati ad essere fucilati, altri — non conto più — all’ergastolo a vita ed ai lavori forzati. A Penne, lo stesso anno, al Vallo, a Napoli, cospirazione militare, — settecentosettantadue accusati: undici fucilati, un grandissimo numero al bagno. Nel 1838, la Giovane Italia dà il suo primo contingente di diciannove vittime alle galere nel distretto di Taranto.

«Nel 1841, saggio di rivoluzione ad Aquila: otto condanne capitali. Nel 1843, una quindicina di ot-