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«Dopo la larga ecatombe del 1821, la forca restò in permanenza. Ho sotto gli occhi i registri della polizia napoletana. Ne riassumo qualche pagina.

«Nel 1823 si scovrì la società segreta repubblicana, detta Nuova riforma di Francia. Dugento diciassette affiliati furono arrestati, vent’uno condannati, di cui quattro appesi e tre mandati ai lavori forzati per non aver denunciata la setta. La società repubblicana degli Edenisti dette quindici vittime, — non novero più gli arrestati, — due impiccati. La setta degli Scamiciati, repubblicana anch’essa, somministrò tre corpi al patibolo, quindici al bagno. Un’altra società, scoverta ad Ischia, mandò un uomo a morire di Capestro. Gli Amici, di Nola, ventisei condanne, tre a morte. I Liberali decisi, nel 1824, produssero sei impiccati, nove al bagno. I Pellegrini bianchi, nel 1823, repubblicani come gli altri, due appesi, quindici all’ergastolo, un tal Catenacci condannato a tre mesi di esercizii spirituali nel convento dei Giovani. La società di San Nicola Arcella, militari: due fucilati, tre esiliati, trentasette relegati in un’isola, altri condannati a pene minori; ai denunciatori, un anno di soldo. I settari della provincia di Bari, che agivano sull’esercito, dettero cinque vittime alle forche, molte al bagno; a Inghingolo, che non aveva denunziato, diciannove anni di lavori forzati; alla spia, 660 ducati. La società degli Egizi dormenti e dei Filantropici: molte vittime al bagno, nel 1826. Nel 1827, molte condanne d’altri affiliati: per quelli dei Beati Paoli, cinquantasei condannati,