Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/170

come un gittarsi nelle sue braccia, alla mercè di lui. Chi le restava?

Il barone di Sanza aveva lacerata malabilmente la tela incantata dei suoi sogni delle notti d’inverno, ma egli rimaneva ancora onesto, anche nel suo ridicolo. Poi, Bambina non conosceva alcun altro. Poi, Tiberio, quantunque sì bruscamente estirpato dal suo cuore, vi lasciava ancora le impronte di un passato che mai non si cancella, — la confidente famigliarità dell’infanzia. Bambina si recò da lui, non preoccupandosi neppure se ciò fosse o no convenevole.

Il barone di Sanza occupava un elegante piccolo appartamento nella salita Santo Spirito. Un vecchio cameriere piemontese, per nome Carlo, lo serviva da parecchi anni. Tiberio pranzava al caffè. Carlo conosceva Bambina, avendo accompagnato il suo padrone a Lauria, ed era lui che aveva scoperto il famoso appartamento cui Don Diego occupava in questo momento. Egli annunziò Bambina al suo padrone, che faceva colazione, con un certo mistero e non senza stupore. Tiberio fece entrare Bambina nel salone e corse a lei, dubitandosi che una disgrazia, una grandissima disgrazia, fosse già occorsa.

— Salvatemi! gridò Bambina, vedendolo e correndo al suo incontro senza preoccuparsi della presenza del domestico.

— Salvarvi di che? di chi? sclamò Tiberio.

— Non m’interrogate, ve ne supplico, continuò la giovinetta. Io non posso darvi alcuna spiega-