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— Addio, Tiberio.

— No, cara piccola sorella, a rivederci. Mia madre piangerebbe dei vostri guai come dei miei.

— Oh! ditele, ditele pure, gridò Bambina piangendo, che io l’abbraccio dal fondo del cuore.

— Io le manderò questo bacio, rispose Tiberio, baciandole castamente la fronte.

Ed uscì. Bambina sentì come qualche cosa che si spezzava in lei. Il cielo radioso della sua infanzia e della sua adolescenza si tinse di nero. Più nulla indietro di lei; innanzi a lei, il fantasma mostruoso dell’infinito. Ella restò parecchie ore in quello stato di ammutolimento, senza pensare, ma provando mille dolori invisibili ed incogniti, come se avesse galleggiato in un’atmosfera in cui ogni molecola è una punta d’ago. Il grido disperato del gesuita e l’addio di Tiberio si precipitarono sopra di lei come due flutti spaventevoli che la faceano roteare a guisa di un granello di sabbia preso in una tromba nel deserto. Ella avrebbe pregato, se glielo avessero insegnato.

Povera fanciulla, il turbine scherza con un bricciolo di lolla!

Don Diego entrò.