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attenta del suo viso ed il riserbo delle sue parole.

Bambina non conosceva questa faccia del suo amico d’infanzia, il quale avrebbe creduto, essendo giovanotto, di derogare se non fosse stato galante. Tanto peggio se Bambina aveva capito altrimenti. Ella si trovava adesso in presenza della disillusione. Ma che importa? lo stupore è l’ostinazione dell’anima.

— Signor barone, disse ella biascicando le parole, vi domando scusa di avervi incomodato. I provinciali hanno una facilità deplorevole ad ingannarsi sulla natura delle convenienze sociali. Io aveva confuso il barone di Sanza di Napoli col Tiberio di Lauria.

Bambina aveva nell’accento un’amarezza che non isfuggì al barone. E’ rispose:

— Confondeteli sempre quando l’uno o l’altro possono rendervi qualche servizio. Io sono venuto per questo.

— Grazie. Io non ho più bisogno di nulla. Voi diceste un motto l’altra sera che gettò il terrore nel mio spirito. Volevo dimandarvi qualche spiegazione per guidarmi nella mia decisione. Adesso ho riflettuto ed ho preso un partito da me sola. Non sono forse ben sola?

— Ne ho paura, replicò il barone. Vostro fratello insorge contro il destino e contro l’ordine naturale delle cose. Egli ha delle ambizioni forse precoci. Egli bazzica con persone spregevoli. Egli vi espone a delle dimande in matrimonio che sono un marchio d’infamia per una giovinetta come voi.