Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/134

Doveva recarsi al teatro? ei domandava dapprima perdono a Dio del peccato necessario cui andava a commettere. Andava a pranzo? ei prendeva un centellino di confessione come vermuth. Voleva abbracciare la regina? si metteva in lena con un atto di contrizione. Si purgava? compieva i doveri sacri della toilette? divideva i profitti delle ladrerie con i suoi ministri? misurava un paio di brache nuove, — ciò che non gli succedeva spesso? scappellottava i bimbi?... la confessione, sempre la confessione, la preghiera, i sette salmi penitenziali, prima o dopo. Il confessore era il suo Spirito-Santo, il suo uomo per ogni bisogna. E’ lo alloggiava dunque presso di sè, onde non far languire il regno.... e la regina. La sera però, quando questo confessore aveva rilasciato al re il suo permesso di abbracciare, e’ cavava fuori non so che pretesti di divozione per rientrare in convento e guizzarsi in casa di Lusetta.

L’ex cappuccino non capiva gran che intorno ai comodi ed allo splendore di un domicilio. Malgrado ciò, il re albergava realmente il suo spirituale decrotteur, il solo istrumento ch’egli avesse di reale, dopo la mannaia, — lui così spilorcio!

Se avete letto in mastro Rabelais il ritratto di fra Gianni degli Entommeurs, — salvo il coraggio, — voi avrete il ritratto di fra Bartolomeo Cocle, vescovo di Patrasso: "giovane, — quarantacinque anni circa, — galante, fresco, svelto, forte di mano, ardito, avventuroso, deliberato, alto, magro, ben fesso di bocca, ben avvantaggiato in naso,