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Ognuno chiaccherava più o meno al vicino, e le dame avevan molto da fare onde tener discosti i cani, i quali andavano a fiutare le loro belle vesti con delle intenzioni indiscrete.

— Perchè non avevan messo un cartello con il motto: qui non si fa lordure! sclamò Don Diego.

— Non vi sarebbero dunque che i cani che sappian leggere in questo paese? disse Bambina. Infine, il P. Piombini comparve. Tutti gittarono un sospiro di sollievo. Io spalancai gli occhi quanto largo potei per contemplarlo. Bisogna convenirne: mi attendevo altra cosa. Un gesuita? poh! Ebbene, no. Egli porta la sua grande statura molto dritta, la testa alta e lo sguardo in avanti, quantunque gesuita. Cammina con grazia, malgrado la sua laida sottana. È calvo sulla fronte e rigetta indietro il resto di una capigliatura bionda e soffice. Ha l’occhio grigio vivissimo, alterissimo, arrogantissimo; è pallido, il che rileva la bianchezza dei suoi denti e le rose ardenti delle sue labbra grosse ed umide. Il suo naso dritto s’insorge un cotal po’ all’estremità. La sua bella mano carezza perpetuamente un mento un po’ puntuto e sostiene la fronte, che s’inchina sotto il peso del pensiero. Breve, egli ha una fisonomia seria, ove il sorriso sembrerebbe straniero, se il fremito delle labbra non lo lasciasse spuntare; dei lineamenti, di cui la gravità non altera la bellezza.

— Ciò spiega una parte del suo prestigio. Tu ne sei rapita.... direbbe taluno.