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spinti nel vago, gli spiriti si temperarono sotto l’incessante e gelida doccia delle sue parole; e ne seguì quel certo che di lento e d’indeciso, e quella specie di trepidazione che fece aggiornare la manifestazione del 12 gennaio 1848 convenuta con i siciliani. Però se il Bozzelli aveva consunto il vigore dovunque aveva messo il suo dito, restava ancora, restava in piedi una classe indisciplinabile ed indomita che pensava da sè, e da sè agiva, secondo che un impulso interiore la determinava. Ma sia che a tutti non fosse possibile mostrare la calma senile di chi ha obliato ogni danno e nulla medita per sottrarsi ai suoi malori, sia che la prudenza non è la virtù dei giovani, o il contrattempo, la fatalità di tutte le cospirazioni, le cose andarono diversamente.

13. La sera del 14 dicembre 1847 era una di quelle notti tiepide e stellate di Napoli che tanta fascinazione esercitano sullo spirito, e che involontariamente invitano alla malinconia ed alla meditazione dei destini dell’uomo e del suo avvenire. Quando lo sguardo si perde nel profondo de’ cieli e sembra sollevarsi fino a Dio; quando il velo trasparente della notte ingrandisce i confini dello spazio e slancia l’anima avida in regioni incognite; quando un mare azzurro e tranquillo si compiace moltiplicare i fuochi del cielo e con le sue ondulazioni imprimer loro una vita soave, un movimento arcano; quando un vulcano è là a due passi per rischiarare di una luce fantastica la variopinta città che stende, come Ero, le sue braccia per istringersi al seno le onde innamorate le quali le portano i profumi degli aranceti di Sorrento ed i misteri della luce della grotta azzurra di Capri; quando infine si contempla tutta quella scena