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studiata, quel non palesarsi mai per intero, quella ciarlataneria infine che sanno sì bene improntare gl’impostori per cavare l’illusione di ottica, aveva trionfato. Assunse il governale della rivoluzione; se ne mise nelle mani le fila. Seppe tutto, conobbe tutti, penetrò nelle viscere della cospirazione, potette scandagliare gli uomini, le forze, i mezzi, lo spirito: misurò la macchina in tutte le sue proporzioni; ne esaminò ogni molla. Da allora il suo piano di campagna fu fatto. Aveva vissuto misero, perché il governo non lo aveva trovato troppo pericoloso per comprarlo: era stato obliato, perché la parte che aveva rappresentata nelle rivoluzioni passate era assai oscura e secondaria. Il momento giungeva per uscire dalla povertà e dalla oscurità. Gli uomini nulli che arrivano un istante a sorprendere e direi quasi a fascinare, presto o tardi sono scoverti e risospinti nelle loro proporzioni meschine. Egli vedeva questo tristo avvenire dinanzi a sé. Camminare di buona fede con i rivoluzionari era per lui periglioso: risolse servirsene di sgabello, conoscerli, venderli, rivelare tutto e salvarsi - salvarsi trascinando seco le spoglie opime: ingrassatus est et retrogradavit. Perciò gli era mestieri non compromettersi troppo, non far troppo inoltrare l’incendio per spegnerlo a tempo. Doveva dare alla sollevazione proporzioni meschine, stornare i mezzi, sedurre i capi, dirigere tutto di traverso, tutto dominare. Ed egli improntò di languore e di diffidenza il movimento: gli inoculò l’impotenza e l’infecondità, volgendolo verso una strada falsa e senza uscita: gli fece perdere l’opportunità; lo stornò dai propositi vigorosi e nobili di finirla compiutamente con un governo scellerato. Risospinti