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società, sulla quale si elevava per la grazia di Dio e di Talleyrand, e ridurla al regime del convento e della caserma. Ma non è degli uomini dominare le idee, non è degli uomini arrestare le passioni mature. Malgrado tutto, malgrado gli assassinii di Aquila, del Cilento, di Calabria, di Sicilia; malgrado le messe di obbligo, le prediche, le suggestioni degl’institutori, le dogane messe alla intelligenza, lo spionaggio; malgrado infine tutti i prodotti di enervazione del genio malefico di Metternich e di Guizot, la generazione nuova accolse le idee di riordinamento sociale, e non seppe dominare lo slancio del proprio cuore. Un uomo di mediocre ingegno, ambizioso e temerario come Catilina, sanguinario come Silla, ateo, dissoluto, superbo, il marchese Francesco Saverio Delcarretto comprese la situazione e cercò dominarla. Tutti i mezzi che può adoperare un uomo senza principii e senza cuore, erano stati adoperati da lui. I martirii dell’inquisizione erano stati risuscitati; i soprusi feudali tornati a vita; la spia ed il confessore messi in opera; le leggi lacerate per dar luogo all’arbitrio; ogni specie di prostituzione decorata; il birro ed il gendarme fatto signore del paese; il dominio della polizia steso su tutte le regioni del governo; il trabocchetto, l’assassinio non risparmiato; tutto infine quanto il pervertimento della mente umana aveva saputo creare per sopprimere, scoraggiare, ed atterrire, era stato sperimentato da lui. Ma non lo scoraggiamento, non l’atterrimento fu quello che si raccolse, sibbene l’odio senza misericordia, e la perseveranza nel riconquistare i diritti usurpati dalla casa di Borbone. Questa messe terribile avrebbe forse spaventato qualunque altro uomo, ma Delcarretto accettò la