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questa idea severa e solenne come la credenza in Dio, la libertà dell’Italia una ed intera. Tutte le mene meschine del governo, tutte le intimidazioni sono state inefficaci: l’anima non ha saputo ritemperarsi ed è rimasta incardinata come le Alpi sulla idea potente della libertà, la quale uscita da quella specie di vago ed indeterminato in cui aveva navigato sinora, si è concentrata in un essere vivo, bello, giovane sempre benchè gualcito, seducente sempre benchè prostituito, l’Italia. L’idealismo si è personificato. Le donne di quelle meste contrade accolsero come una fascinazione il grido d’indipendenza e di libertà; vi trovarono risoluto il problema arcano della vita intima del loro cuore. E malgrado le sventure del 1849 gli sono sopravvissute fedeli con la decisione della disperazione; malgrado i patiboli e le prigioni, malgrado le persecuzioni ed i martirii di ogni maniera, esse non hanno mutato di fede, non hanno cessato di gridare: coraggio e speranza! Le donne quindi di tutte le età e di tutti i gradi, il proletario e la gioventù di qualunque condizione, la generazione nata dopo il 1820, la generazione men divorata dall’educazione del gesuita sotto la mannaia e l’ergastolo della monarchia, ecco i soldati della rivoluzione: il prete, il militare, parte dei publici funzionarii e l’aristocrazia della proprietà, ecco i combattenti pel diritto divino, per l’autorità illimitata. Questi due campi sono stati di fronte con sorte varia, dalla fine del passato secolo: lo sono ancora per darsi l’ultima battaglia — la battaglia senza quartieri e senza prigioni come ne voleva la Convenzione.

7. I governi si trovano mai sempre di fronte quattro influenze, quella della religione, quella della guerra,