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rebbe un istante: ma l’abitudine, l’incertezza lo ritengono. Ed è perciò che è sempre partigiano del fatto compiuto, ed ama lo statu quo. Il fatto compiuto gli risparmia lavoro e pericoli, lo statu quo non gli dà l’imbarazzo di scegliere, e perciò lo mette al sicuro di tentazioni, le quali, se non ottengono un esito prospero, lo conducono innanzi alle commissioni militari. In una parola, queste due classi sono il sedimento di ogni governo. In esse le nuove rivoluzioni trovano un materiale pronto a resistere, se vacillano; ed un fondamento sempre esistente su cui basarsi, se riescono. Il loro Dio tutelare è la fortuna. Però fra tutte queste classi traviate ed infelici vi è bene una stella per non fare aborrire la razza umana, e gittare un sorriso di amore e di speranza sull’avvenire dei destini dell’uomo. Questa stella è la donna.

6. A guardare nella nazione napolitana solamente l’uomo, a contemplare l’enorme sciupio delle leggi morali e religiose, ogni anima onesta sarebbe tentata a gridare: Dio non è, o l’uomo non è l’opera della sua mano! Ma quando lo sguardo ricade su quelle soavi creature, in cui non sai che più ammirare, se lo splendore della bellezza o la nobilità dello spirito, quando vagheggi quell’opàla eterna i cui fuochi non muoiono mai; allora ti riconcilii con Dio e dici: quest’uomo è caduto, e la sua tristizia è un’espiazione. Un’espiazione forse della sapienza etrusca, della signoria romana, della libertà proficua del medio evo; un’espiazione della codardia moderna e dello scoraggiamento di oggidì. Io non scrivo un’ode, ma una storia: eppure sento non aver colori nè vivi nè poetici troppo per riprodurre la fisonomia vera della donna di quelle con-