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brava gran fatto maneggevole; i gloriosi soldati di Spagna non avevano ancora studiato bene la parte; Napoli mancava di quattrini; l’Austria battuta e ribattuta in tutti gli scontri in Ungheria era alla vigilia di riaprire la campagna d’Italia, che Radetzky aveva già da lungo tempo preparata e vinta: la Russia infine, non sapendo ancora a qual genere di corbellerie il presidente francese avrebbe dato la preferenza, non si azzardava a svelarsi, e l’Inghilterra, che specula su tutte le miserie e su tutti i martirii umani, sembrava covare l’istante propizio per pigliar parte al banchetto. Gli eventi però si annunziarono propizii a sbrogliare la situazione, ed accrebbero l’energia degli alchimisti di Gaeta. Tre giorni erano bastati a Radetzky per metter fuori di combattimento l’Italia, che aveva comprata dall’aristocrazia e dai gesuiti piemontesi. Fra tre giorni il Piemonte non aveva più armata, con centoventimila soldati sopravvissuti al disastro di Novara: Carlo Alberto erasi sottratto al suolo sventurato d’Italia, per andare a morire su terra straniera, esiliato dal dolore e dall’onta: l’Austria occupava una parte del Piemonte, i Ducati, la Romagna, la Toscana, dominava sull’intera penisola, le piccole oasis di Venezia e di Roma eccettuate. La democrazia italiana, quasi il re Sabaudo cadendo avesse gittato il grido disperato di Kosiousko, la democrazia italiana aveva preso il bruno: la democrazia francese oscillava un istante sotto l’impressione dolorosa di quelle nuove, poscia acquetavasi. Luigi Napoleone non pensava come Colbert che il faut épargner cinq sous aux choses non necessaires, et jeter les millions quand il est question de la gloire de la France: Luigi Napoleone si curava