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per le circostanze dei tempi, sia per la necessità di transigere, sia per adulare la monarchia che lo appoggiava, Lutero non aveva osato darle. Calvino distrusse il cattolicismo nelle sue forme esteriori, e lo tornò alla severità dei suoi incunaboli: consacrò lo spirito di esame e di rivolta contro l’autorità del passato e della rivelazione, e gl’impresse lo stigmata dell’indipendenza repubblicana. Il pontificato vinto, svelato ed impotente a combattere con le armi della ragione, alle eccitazioni del potere monarchico, ai roghi dell’inquisizione aggiunse un’armata, la quale per la corruzione, per la perfidia e per le transazioni sotto qualunque forma e per qualunque maniera, doveva tornarlo in autorità. I gesuiti sursero: ma il gesuitismo originò la filosofia del XVIII secolo, che portò l’impronta del radicalismo religioso e del radicalismo politico. La indipendenza americana e la rivoluzione francese ne furono la conseguenza: esse vennero ad emancipare l’intelligenza e la coscienza umana, e vennero a protestare contro le dottrine di Roma, la quale si era resa solidale la monarchia, consacrando il diritto divino. La rivoluzione francese sopra tutte le altre ebbe il carattere di eguagliare e di democratizzare; essa potevasi riassumere nelle parole dette da Lavie nella seduta del 27 agosto 1791: nous n’avons fait la révolution que pour être maîtres des impôts. Essa però era stata inefficace: perché aveva sconosciuta l’opera di Dio e l’opera dei secoli, aveva smembrate le nazioni, storpiate e diseredate le classi sociali. La rivoluzione del 1848 riassunse la missione di completarla. Le nazioni furono omologate, e proclamata la loro autonomia: col suffragio universale si legittimò la sorgente