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e non avendo permesso che altri l’occupasse, ne è risultato che non ha potuto riunirsi sotto un sol capo, ma è stata divisa tra molti principi e molti padroni. Perciò quell’anima severa di Dante ed i ghibellini volevano gittarla perfino nelle braccia dell’imperatore, onde darle una vita ed un corpo. Ma il papato preferì assidersi sopra il gran cadavere che si stende dalle Alpi all’Etna, ed ingannò i guelfi, i quali si erano diseredati come il re Lear, e gli avevano abbandonata la libertà per la ricostruzione della grandezza della patria e la supremazia morale d’Italia.

Gli attacchi cominciati dall’istinto straniero furono continuati dalla dottrina dell’immobilità. Il cattolicismo aveva spiegata questa insegna fin dal suo nascere, quando aveva rotto col giudaismo che è la religione dell’avvenire, e si era imbastigliato nel passato, nel testo, nella rivelazione, nell’autorità, in una parola in quanto lo spirito umano ha di sterile e di morto. Questa fossilizzazione dell’intelligenza provocò la riforma. Il concetto di Lutero non fu nuovo: lo scisma non fu alemanno. L’iniziativa di questo pensiero appartiene a tutto l’occidente cattolico, e può riattaccare la sua filiazione alle sorgenti stesse del cristianesimo; cominciando da Ario e Pelagio, ed arrivando agli albigesi, ai valdesi, ai lollardi ed a tutte le eresie dei mezzi tempi fino ai primi tentativi della rinascenza, quando Campanella e Savonarola in Italia, Wiclef in Inghilterra, Giovanni Hus e Girolamo da Praga in Boemia si fecero i precursori di un movimento di reazione al pontificato, movimento di cui Lutero fu il continuatore e Calvino l’apostolo vero. Quest’ultimo dette alla riforma quelle proporzioni intere e razionali, cui, sia