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chiudere in mezzo il nemico agendo di concerto con Stocco e de Riso, ostinossi a restare protestando avere ducati duemila di rendita e non volere altrui obbedire, perciò ottanta artiglieri salvavansi, ed il sussidio mandato da Nunziante prese la larga. Il 27 giugno poi, avutasi novella che i regi da Monteleone si mettevano in movimento, il partito di occupare i passi difficili, per distruggere con pochi uomini le intere bande di Ferdinando, non fu preso. Il Griffo che due giorni avanti aveva segretamente parlato con Carlo Sanseverino, emissario reale espressamente inviato da Napoli, il Griffo disseminò le masse nelle montagne lontane dalle strade che dovevano percorrere i regii, e questi si avanzarono. Centoquaranta giovani in parte studenti ostinaronsi a restare, ed appostati a Lancitola attaccarono combattimento. Altri trecento sessanta che avevano occupata la posizione di Curinga, Maida e Filadelfia fecero altrettanto, e dalle otto del mattino alle cinque della sera sostennero il fuoco contro quattromila soldati e ne uccisero sopra quattrocento. Dei nostri soccombettero pochi tra i quali Morelli, membro del Comitato ed uomo di spiriti attivi ed eccellenti. Nonpertanto, superati dal numero e dalla disciplina, i sollevati ritiraronsi e la gente di Nunziante bivaccò a Maida. Si propose a Griffo di riattaccarli la notte coi suoi freschi e desiderosi di battersi: ma il Griffo, benchè convenisse che i soldati erano demoralizzati, e che non cercavano altro che l’opportunità di arrendersi, ricusò netto. Un battaglione di soldati infatti disertò e dimandò capitolare. Non si volle ascoltarlo e se gli rifiutarono persino le vettovaglie. Allora quello si gittò dentro Pizzo e si ruppe a saccheggio e macello orribile.