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rate le accoglienze oneste a coloro che giungevano da Campotenese. Questi, così sorpresi, vacillarono un istante e si sgominarono. Ma poscia rannodati, e sopra tutto gli albanesi fatto un nucleo sul pendio di un monticello, cominciarono a rispondere al fuoco, e non un colpo dei loro fu invano tirato. Mileto scomparve. La zuffa durò per due ore. I soldati infine stanati dagli aguati e decimati, non potendo mostrare un membro senza averlo fracassato da una palla, ventre a terra strisciarono pel vigneto, e quando furono fuori la portata dei colpi, a galoppo serrato si ricoverarono nella città. I calabresi ritornarono a Campotenese, ma in minor numero, essendo stati abbandonati dai vigliacchi di Morano, che ai primi colpi se la sfumarono. Noi avevamo avuto un prigioniero ed un ferito, Tommaso Pace albanese, il quale passeggiava fra le palle come sotto una pioggia di fiori. I discendenti di Scanderberg avevano fatto il loro dovere con un’insigne bravura.

Alla nuova del tradimento del generale siciliano, la costernazione nacque nel campo. Affievolito dai numerosi congedi che si era stati in necessità di accordare, tra perchè mancavano i danari a mantenere la gente, tra perchè la mietitura delle biade imponeva il dovere di non rifiutarle alle proprie famiglie, una specie di ammutinamento si principiò a manifestare. Tutti erano scontenti: tutti domandavano o far qualche cosa o andar via. Ben presto però quella innormale situazione ebbe termine. La novella arriva tutto ad un tratto che i regii, senza colpo ferire, sono in Mormanno, che siamo presi alle spalle, e che ben presto saremmo circondati. Allora non vi fu più che fare. Lo sdegno, il disordine, l’insolenza presero il disopra: non si rico-