Pagina:Petruccelli - La rivoluzione di Napoli nel 1848, Genova, Moretti, 1850.djvu/148


— 142 —

mentre tutti dormivano, e s’introduce nella tenda di Agamennone. Questo eccellente giovane era partito da Monteleone per riscaldare Ricciardi, attiepidito e perduto nel laberinto della segreteria. I rivoluzionarii di Catanzaro insistevano fieramente di finirla in un modo qualunque, perchè eglino non potevano tener oltre. Domandavano di risolverla con Busacca, onde avere rinforzi ed attaccar Nunziante, a loro di gran lunga superiore ed in numero ed in qualità di armi. Ricciardi che non comprendeva più nulla, e nulla più poteva sul comandante siciliano, accompagnò il De Riso al colonnello Longo, e diresse entrambi al Ribotti onde rompere gli indugi e pigliare una determinazione. Giunta questa deputazione a Cassano, i siciliani, che ardevano anche essi di battersi, scossero la pigrizia del Ribotti, e si conchiuse che al doman l’altro eglino avrebbero attaccato Castrovillari da un lato, e che una squadra, partita da Campotenese, lo avrebbe attaccato dall’altro. De Riso portò al campo questo accordo, e la notte stessa, un corpo di tre in quattrocento uomini, condotti da Mileto, s’incamminò alla volta di Castrovillari. L’attacco doveva cominciare a quattro ore dopo l’alba. I calabresi, a poca distanza dalla città, speravano omai sentire le artiglierie siciliane, perchè essi giungevano alla posta all’ora convenuta. Mileto, al solito, non aveva presa alcuna precauzione. Si marciava senza avanguardia ed in disordine, si avanzava temerariamente. Ma ecco, che in luogo di udire il cannoneggiare siculo, si sentono attacchi dal nemico, il quale, appiattato sotto i pampani delle vigne ed in grosso numero, li accoglie a fucilate. Ribotti non si era mosso da Cassano: ma Busacca aveva tutto saputo e prepa-