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ancora una volta di far desistere dalla zuffa. Ma questo autocrate vigliacco ed ipocrita protestò non aver egli provocata la lotta, ed essere oramai impossente ad arrestare soldati che difendevansi. Miserabile! non posseder neppure il coraggio della propria volontà! negare perfino il proprio fatto! discendere a giustificarsi innanzi ad un popolo che si mitragliava! dissimulare per fino in faccia ad un nemico! Un altro re avrebbe detto: l’avete meritato, lo voglio. Un uomo educato da un uomo avrebbe risposto: uso dei diritti della vittoria: andate. Un soldato avrebbe sclamato: poichè vinco, poichè il nemico cessa di difendersi, perdono, Ferdinando Borbone risponde: io non so nulla, vi domando scusa umilmente; e sotto voce contemporaneamente ordina al Torchiarola: quartiere a nessuno: i prigionieri si fucilino in massa: città e cittadini a discrezione del soldato e della plebe. Ed in effetti ad alcuno non si perdonò. Gran numero di prigionieri furon trascinati nelle corti dei castelli e fucilati, uomini, donne, fanciulli, tutti insieme, senza giudizio, senza conforto di religione. Chi oserebbe dunque contestare a Ferdinando Borbone l’attributo di uno dei più sordidi scellerati del secolo?

32. Il macello dei deputati era stato fermo anch’esso; ma la risoluzione della gendarmeria, la paura che le guardie nazionali della città circostanti non giungessero improvvise, che il regno non si sollevasse come un sol uomo e non sopravvenisse nel meglio una protesta dei diplomatici stranieri già in parte raccolti alla corte, fece assopire per il momento la sete del sangue e l’ordine fu dato di risparmiar loro la vita, ma disperderli, se occorresse, anche alla baionetta. — I rappre-