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zione al comandante della piazza Labrano per domandargli ragione delle ostilità impegnate contro i cittadini: si convocasse la guardia nazionale nei quartieri non ancora invasi dalla soldatesca, e si conducesse a ristorare le sorti della battaglia; dappoichè erasi constatato che solo trecento di queste guardie, e qualche centinaio di giovani borghesi, tenevan testa a meglio di diecimila soldati, due parchi d’artiglieria, ed un castello che indefessamente vomitava la mitraglia e diradava gli ordini dei sollevati: si provvedesse ai fondi per comperare munizioni da guerra, e contenere la plebe il più che era possibile: si spedissero dei messi alle guardie nazionali di Salerno, Caserta, Castellamare, Pozzuoli ecc. perchè marciassero sopra Napoli: si mandasse una deputazione all’ammiraglio francese Baudin perchè o somministrasse munizioni da guerra, pagandole, o cercasse con la sua mediazione di far cessare l’eccidio. — In effetti gli ordini per chiamare le guardie nazionali delle città prossime a Napoli si dettero; ma intercettati in gran parte dal governo, i messi furono carcerati, le lettere presentate alla Reggia. I danari erano anche pronti, essendosi i deputati generosamente tassati: ma per andarli a raccogliere nelle differenti case, facendo mestieri percorrere la città, quasi interamente occupata dalle soldatesche, vi si rinunziò, tanto più che sembrava oramai troppo tardi. I deputati Ricciardi e Giuliani recaronsi all’ammiraglio e dopo avere attraversata una strada spazzata incessantemente dal cannone di Castelnuovo, giunsero a raccontargli la storia della discordia e la posizione della città. Baudin sapeva già tutto, essendo stato da tempo innanzi mercanteggiato dallo spione Tommaso Danjou e da De