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al 1857, epoca nella quale amministrava l’interno.
Voi vi ricorderete il guazzabuglio che Mazzini provocò a Genova — in seguito alla spedizione di Pisacane nel Regno di Napoli. Cavour voleva usare misure eccezionali: Ratazzi non consentì di uscire dalla legalità. L’opinione pubblica ed il Parlamento — senza contare la Francia — sostennero Cavour; il signor Ratazzi si ritirò — e restò capo della sinistra fino alla pace di Villafranca.
Il re era investito dei poteri eccezionali conferitigli al romper della guerra. Il commendatore Ratazzi, avendo raccolta l’eredità di Cavour, si servì di questa autorità dittatoriale per pubblicare quella serie di leggi organiche, le quali reggono tuttavia il Regno d’Italia. Leggi poco simpatiche, troppo municipali, poco chiare, scritte in uno stile da curia, confuse, non attagliate all’indole italiana, con un senso autocratico altrettanto più inesplicabile che esse furono attinte a quelle del Belgio e ci furono attagliate da un uomo di un’intelligenza elevata e che passa per il porta stendardo della democrazia italiana. Non avendo però voluto segnare l’atto della cessione di Nizza e Savoia, non avendo osato accettare l’annessione del centro, bisognò che Ratazzi cedesse novellamente il suo posto al conte di Cavour.
Ora Ratazzi è di nuovo presidente della Camera. Il conte di Cavour lo fece portare al seggio dai suoi; e la sinistra, troppo semplice, non comprese il tranello e dette dentro all’impannata. La sinistra presentava alla Camera un presidente uscito