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Un dubbio gravita ora sulla sua tomba. Volle egli l’Italia una, ovvero un gran Piemonte — un regno d’Italia del Nord — o tutta la Penisola indipendente?

Io credo che la concezione dell’Italia una non gli venne che dopo l’annessione della Romagna. Innanzi a Roma — quantunque indifferente in materia religiosa — in faccia del papa, cui egli credeva più grande in realità nel mondo, più radicato nell’anima dei popoli, il conte di Cavour si arrestava, non già sbalordito o atterrito, ma dubbioso. La sua mano provava un’involontaria convulsione stendendosi alla tiara — o al triregno. Per tutto il resto, e’ procedè di un passo sicuro. In politica, e’ fu giuocatore avveduto. La sua messa contro l’Austria, era la ruina dell’Austria stessa — se dessa avesse vinto. Imperciocchè, stendendo la sua potenza sulla Penisola intera, l’Europa sarebbesi allarmata di tanto formidabile dominio. Ed il conte di Cavour non aveva a temere che l’Austria. Ed egli aveva conquistato l’appoggio della Francia e dell’Inghilterra.

Il conte di Cavour lasciò la sua opera interminata. La sua morte ha forse anche ritardato il compimento di quest’opera. Ma forse altresì egli è morto a tempo per sè stesso. Egli avrebbe dovuto fare dei sagrifizi, ai quali il suo cuore avrebbe ripugnato, e cui la sua ragione, il suo calcolo di uomo di Stato avrebbero consigliati e sanzionati. La natura del suo ingegno, la tempra della sua mente, erano meno propri a questo periodo di persistenza, di ostinazione, di raideur, nel quale è entrata la qui-