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che la maggior parte di coloro stessi i quali seggono all’estrema sinistra. Garibaldi è per due terzi con essi — forse egli non è con noi, democratici, che per una vaga aspirazione.
Dopo l’avvenimento del barone Ricasoli agli affari, dopo il ritorno del Ratazzi da Parigi, la situazione ha subito qualche cangiamento — e ne subirà-ancora dei nuovi — ma non radicali ed inevitabili. Il Parlamento è un corpo vivo, animato da passioni forti e mobili, d’ambizioni subite e calcolate, lungamente meditate, nascoste, carezzate. Le esplosioni arrivano inattese. Così i calcoli sono avventurosi e non si può, tutto al più, che riprodurre la situazione del giorno. Spiri il vento, e queste foglie che chiamansi deputati si rimescolano in un senso diverso.
L’estrema sinistra componesi di individui isolati, i quali hanno quasi tutti un passato, un nome, una personalità morale, netta, recisa. Tutti questi elementi non si accordano tra loro. Ve ne sono anzi che risaltano, e di molto, sul colore dell’insieme. Amari, Ondes-Reggio, Ugdolena, per esempio, sono cattolici ed un tantino autonomisti, ed essi seggono a fianco di Ferrari, di Bixio, di Crispi, di Brofferio, di Mellana, di Musolino, di Ricciardi — mio vicino — di Tecchio, di Mordini, di Guerrazzi, di Sirtori, di Garibaldi, che ha preso posto in mezzo di noi, accanto a Macchi, se tuttavia Depretis non riescirà, quando il generale ritorni, ad allogarlo a fianco suo. Tutti questi signori, ed altri, rispondono sia al nome di Mazzini, sia a quello di Garibaldi, ovvero muo-