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grande calma, e giudico il conte di Cavour, Mazzini, Garibaldi, Ratazzi e perfino Antonelli, come se essi non appartenessero più a questo mondo, come la posterità. Questa piccola dichiarazione fatta, alziamo il sipario.

E da prima due parole di statistica. La statistica non è mica solazzevole, ma essa è l’osteologia della società. Su questa ossatura si fabbrica sempre con solidità, con sicurezza.

Il Parlamento italiano componesi di 443 membri; ciò che sur una popolazione di circa ventitre milioni di abitanti dà quasi un deputato per sessantamila anime. La Camera ha validate 438 elezioni. Si è in via di rifare le altre. Su questi 438 deputati vi sono: 2 principi; 3 duchi; 29 conti; 23 marchesi; 26 baroni; 50 commendatori o gran croci; 117 cavalieri, di cui 3 della Legion d’onore; 135 avvocati; 25 medici; 10 preti — fra i quali Apollo Sanguinetti, uno degli stuzzicatori del Ministero, Ippolito Amicarelli, e Flaminio Valente — sacerdoti silenziosi; 21 ingegneri; 4 ammiragli; 23 generali; un prelato; 13 magistrati; 52 professori, ex-professori, o dantisi come tali; 8 commercianti o industriali; 13 colonnelli; 19 ex-ministri; 5 consiglieri di Stato; 4 letterati; un Bey nell’Impero ottomano — il signor Paternostro; 2 prodittatori; 2 dittatori; 7 dimissionari; 6 o 7 milionari; 5 morti che non contano più, ben inteso; 69 impiegati, sopra 88 che sono ammessi dallo Statuto; 5 banchieri; 6 maggiori; 25 nobili senza specifica di titolo; altri senza alcuna disegnativa di professione — e Verdi! il maestro Verdi.